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La Disco arriva alle masse

Lunedì 11 Maggio 2009


Dj Vittorio Malpassuti

Ancora nel '76, la disco music era di quasi esclusivo appannaggio della gente di colore: aveva un grande riscontro ma non ancora quel successo planetario che avrebbe avuto un anno dopo. Nel '78, invece, la disco dominava qualsiasi classifica, invadeva la programmazione di qualsiasi stazione radio, faceva da sfondo agli spot pubblicitari, influenzava pesantemente la produzione musicale di artisti decisamente rock (dai Rolling Stones a David Bowie, da Rod Stewart ai Chicago, dai Doobie Brothers a Elton John). Cos'era successo?

Esattamente quello che era successo con il rock'n'roll negli anni Cinquanta: perché un fenomeno musicale di derivazione nera assurgesse a popolarità mondiale, fu necessario che di quel fenomeno si appropriassero dei musicisti bianchi. Nei fifties era stato Elvis, vent'anni dopo, nella disco, furono i Bee Gees. I Bee Gees non erano nati con il fenomeno disco e non possono essere considerati immediatamente artisti disco. Fu nel '75 che, Robert Stigwood ebbe la grande idea: ingaggiò il produttore Arif Mardin che confezionò per i Bee Gees l'album "Main Course";il singolo Jive Talking li portò in vetta alle classifiche USA.

L'album successivo fu quello dell'esplosione: si intitolava Children Of The World e conteneva il singolo You should be dancin'. Album e singolo vendettero milioni di copie in tutto il mondo consacrando la disco music come nuovo fenomeno in tutto il pianeta.

Un dato, sopra tutti, può dare l'idea della portata del "fenomeno Bee Gees": nel 1978 i fratelli ebbero ben 5 canzoni da loro scritte prodotte e/o arrangiate, contemporaneamente nella top ten e per 4 settimane consecutive: un'impresa che, prima di loro, era riuscita solo ai Beatles e che nessuno ha più ripetuto (almeno finora).

Robert Stigwood aveva certo visto giusto nell'imporre una svolta disco ai Bee Gees, ma forse, in quel momento, non aveva ancora capito la portata del fenomeno. Ad aprirgli gli occhi fu forse un'inchiesta che rivelava ai lettori esterrefatti che tutto ciò che essi pensavano della gioventù americana (dei loro figli, alla fine) era improvvisamente vecchio e superato.

Se qualcuno pensava ancora ai giovani con capelli lunghi impegnati a rollarsi una canna di marijuana e ad ascoltare rock sognando la California, doveva mettere avanti l'orologio. Ora i giovani si imbrillantinavano i capelli, si vestivano magari in maniera bizzarra ma ricercatissima, e passavano le nottate in discoteca a ballare una nuova musica nata per le minoranze nere.

In Italia tra i primi a sposare le sonorità disco ci fu Lucio Battisti con canzoni come Ancora tu, Il veliero, Una donna per amico, Una giornata uggiosa, ecc.

Stigwood pensò allora a un film, ispirato al fenomeno Disco. Era abbastanza ovvio che, nel momento di provvedere alla colonna sonora, convocasse i musicisti disco che lui aveva portato a essere i più venduti al mondo: i Bee Gees. Ci si misero di "buzzo" buono, e l'album vendette oltre trenta milioni di copie. Il film era Saturday Night Fever.
Saturday night fever uscì dapprima in USA nel 1977. Pochi mesi dopo, aveva già invaso le sale cinematografiche di tutto il mondo (in Italia come La febbre del sabato sera, arrivò nella primavera del 1978).
Diretta da John Badham, la pellicola narra di un commesso di ferramenta di origine italiana, Tony Manero (John Travolta), che trova la propria realizzazione nel ballo in discoteca. Dopo inevitabili traversie, vince un concorso di ballo, dona il trofeo vinto a costo di tante fatiche a ballerini più meritevoli, riesce a conquistare la ragazza del cuore, si trasferisce a Manhattan e mette la testa a posto.

Nel successo del film, che consacrò Travolta quale sex symbol degli anni Settanta, pesarono moltissimo la musica e le scene di ballo in discoteca (tra parentesi, il film fu girato al 2001 Odyssey Disco a Brooklyn, il club dove avevano debuttato i Village People il 28 febbraio 1977). Le coreografie di Lester Wilson divennero il modello su cui milioni di disco-fans si esercitarono per anni, il vestito con gilet bianco e la camicia nera diventarono il loro look e il ditino alzato di Travolta il simbolo stesso della disco music.